La Scuola dell’Infanzia non è un “parcheggio”, un luogo in cui giocare e dove passare del tempo attendendo i genitori; ma una “palestra di vita” a misura di bambino dove il gioco è il mezzo privilegiato di apprendimento.
Apprendimento che, come sostiene Bruner, è a spirale partendo quindi da un approccio intuitivo (seppur ludico) per avanzare pian piano con concetti, esperienze più strutturate e complesse.
Tutti possono apprendere – conoscere – interiorizzare tutto, bisogna solo trovare le modalità adatte.
Le Indicazioni Nazionali del 2012 individuano individuano quattro finalità fondamentali:
- Consolidamento dell’Identità
- Sviluppo dell’autonomia
- Acquisizione di competenze
- Acquisizione del concetto di cittadinanza
Tutto ciò attraverso la strutturazione di un ambiente stimolante e propositivo, dove il bambino possa muoversi in libertà, sperimentare ed esprimere se stesso iniziando a superare l’egocentrismo che lo caratterizza, vivendo in una microsocietà che è la classe.
Gli alunni della Scuola dell’Infanzia non sono, quindi, bambini da “riempire” con concetti o nozioni, da preparare per il ciclo successivo in modo che già conoscano specifici meccanismi (lettere, numeri ecc…). Non sono cuccioli da addestrare, ma piccoli esseri umani che hanno necessità di fare esperienza e attraverso essa crescere e maturare.
Come apprendono i bimbi? Attraverso l’esperienza, il fare, il toccare con mano, risolvendo piccoli grandi conflitti… in una parola: scoperta!
Scoperta del mondo che li circonda, scoperta di come muta il mondo a seconda della loro azione; scoperta di come cambiano le relazioni in base al loro comportamento; scoperta ci come loro stessi cambino facendo esperienza.
Il bambino ha bisogno che il proprio ambiente sia familiare e prevedibile, che le azioni svolte durante la giornata siano quasi un “rituale” costante è ben definito per limitare l’ansia del “cosa accadrà dopo“.
I nostri bambini “speciali” sono sempre bimbi che necessitano fare esperienza. Magari in quantità maggiore, magari con maggiore intensità, magari attraverso strategie specifiche e mirare ma pur sempre esperienza.
Non mi soffermerei sulle strategie specifiche, in quanto secondo me la migliore strategia è l’osservazione del nostro alunno assecondando e guidando le spontanee azioni del bimbo.
Anche ciò che può sembrare un limite (come la stereotipia) può divenire una risorsa, sta a noi costruire un percorso adatto alla peculiarità di ogni singolo alunno.