Quando ci si trova di fronte ad un testo che intende rompere i cardini del pensare comu-ne, nascono spontanee delle domande che il lettore accorto inevitabilmente si pone. Qui non voglio arrogarmi la presunzione di rispondere a tutti gli interrogativi, ma ad uno fondamentale sì, e potrebbe essere questo: “E’ un libro di favole quello che mi sto apprestando a leggere?”
Se partiamo dal presupposto che nella tradizione letteraria del genere favolistico, da Esopo, attraverso Fedro per arrivare a La Fontaine e poi al nostro più recente Trilussa, i protagonisti sono sempre degli animali, non nella rappresentazione ma-scherata, intendiamoci, come si verificava nella commedia di Aristofane, bensì nella deformazione assimilabile all’uomo con tutti i suoi vizi e le virtù, LO ZUFOLO PARLANTE di Nino Marino, non è un libro di favole, per il semplice fatto che in questa raccolta i protagonisti sono degli oggetti, strumenti musicali, nello specifico.
Se poi vogliamo fare, invece, un’analisi più approfondita, ci renderemo conto che i vari componimenti sono infarciti di tutte le modalità peculiari che contraddistinguono la favola: in primo luogo vanno considerati il rispetto della sinteticità e l’epilogo a carattere moralistico, (la morale della favola per intenderci,) poi, l’essenzialità e la semplicità della tipologia espositiva, e, infine, la vivacità dei dialoghi, brevi e incisivi. Bastano questi ingredienti, come si può constatare, per catalogare LO ZUFOLO PARLANTE tra le opere a sfondo favolistico.